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060 - Screening e diagnosi di laboratorio dei tumori epatici

Autore/i: E. Esposito, R.M. Dorizzi

Rivista: RIMeL - IJLaM, Vol. 6, N. 3-S1, 2010 (MAF Servizi srl ed.)

Pagina/e: 60-66

L’uso di marcatori tumorali è ormai consolidato nella pratica clinica come supporto a diagnosi e monitoraggio e per ottenere informazioni di tipo prognostico e predittivo. Molti studi clinici primari e secondari hanno fornito prove di evidenza per linee guida e raccomandazioni rivolte a clinici e professionisti di medicina di laboratorio con indicazioni per la gestione dei pazienti con HCC, il cancro epatico più frequente, in cui è stato documentata l’utilità dei marcatori tumorali, sia in fase diagnostica che di screening di popolazione a rischio. Rimane, tuttavia, aperto il dibattito sull’efficacia di un tale screening in termini di sopravvivenza e di rapporto costo/beneficio, non essendo ancora disponibili risultati di trial prospettici randomizzati di grosse dimensioni che confrontino l’outcome dei pazienti sottoposti a screening con quello dei controlli. I marcatori tumorali sierici utili per l’identificazione dell’HCC sono rappresentati da: antigeni oncofetali e glicoproteici, enzimi e isoenzimi, marcatori genici circolanti e citochine. Fra i biomarcatori sierici introdotti nella pratica clinica e misurabili con metodi automatici, sono da segnalare: AFP, AFP-L3 e DCP. L’AFP è una glicoproteina di 70 KD sintetizzata nel periodo embrionale dall’endoderma del sacco vitellino e dal fegato fetale, la cui concentrazione si mantiene elevata per 3-4 settimane dopo la nascita, per poi calare fino ai valori presenti nell’adulto sano, che può presentare concentrazioni elevate in presenza di processi di rigenerazione epatica. L’AFP è indicata in tutte le linee guida come marcatore di elezione per lo screening di pazienti a rischio di HCC. AFP-L3, la glicoforma di AFP con più elevata affinità di legame per l’agglutinina Lens Culinaris, ha un notevole valore prognostico riguardo all’aggressività di HCC ed è usata in Asia, in associazione ad AFP, come test di screening. La DCP (nota anche come proteina indotta da assenza di vitamina K o PIVKA II), rappresenta il prodotto anomalo di un disturbo di carbossilazione riscontrato nei pazienti con epatocarcinoma ed agisce come mitogeno autologo in linee cellulari di HCC. Possiede una maggiore capacità discriminante rispetto ad AFP nei confronti di neoplasie di piccole dimensioni.

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