171 - Indagine conoscitiva sulla misura quantitative della albumina nelle urine nei laboratori italiani
Autore/i: M.S. Graziani, C. Lo Cascio, A.L. Caldini, F. Ghiara, B. Salvadori, S. Secchiero, R. Testa, A. Mosca
Rivista: RIMeL - IJLaM, Vol. 3, N. 3, 2007 (MAF Servizi srl ed.)
Pagina/e: 171-177
Introduzione. La misura quantitativa della albumina urinaria è un parametro cardine nella gestione del paziente diabetico, tuttavia la standardizzazione di questo dosaggio è ancora carente. Allo scopo di indagare tale aspetto è stata effettuata
una indagine conoscitiva tra i laboratori italiani.
Metodi. Un questionario di 21 domande è stato distribuito ai membri di due società italiane (SIBioC e SIMeL) e ai partecipanti ad un VEQ. Le risposte sono state raccolte tramite fax e inserite in un database. Le domande riguardavano aspetti
preanalitici, analtici e postanalitici.
Risultati. Sono pervenuti 153 questionari. Il campione
maggiormente utilizzato per la misura della albumina nelle urine è risultato la raccolta 24 ore (56% delle risposte), seguito dal campione estemporaneo (18%), e dal campione temporizzato (8%). Il metodo più usato è il turbidimetrico
(55%), seguito dal nefelometrico (39%). L’85% dei laboratori adotta procedure di controllo interno di qualità, mentre il controllo esterno viene eseguito solo da una minoranza (28%). Vengono usate una grande varietà di unità di misura. Il 37%
dei partecipanti all’indagine referta la quantità nelle 24 ore, il 32% la concentrazione per volume di urina, il 22% il rapporto con la creatinina urinaria e l’11% l’escrezione per minuto. Differenti unità di misura come μg, mg, dL, L, mol sono
riportate nella stessa tipologia di referti. Solo nel 36% dei partecipanti i valori di riferimento sono in accordo con le raccomandazioni della American Diabetes Society.
Conclusioni. Dai dati raccolti è evidente che solo una minoranza dei laboratori segue le raccomandazioni attuali sulla misura della albumina urinaria. Sembra quindi necessaria una campagna di informazione ed educazione.