031 - Razionale per un corretto approccio all'utilizzo dei marker di sepsi
Autore/i: M. Schinella, M. Ruscio
Rivista: RIMeL - IJLaM, Vol. 4, N. 3-S1, 2008 (MAF Servizi srl ed.)
Pagina/e: 31-35
Un marcatore di sepsi dovrebbe essere: utile nella diagnosi precoce, caratterizzato da un’alta specificità e sensibilità, essere correlabile con la severità della malattia e quindi dotato di valore prognostico, possedere un tempo di emivita clinicamente utile, permettere diagnosi differenziale tra eziologia infettiva e non infettiva e non ultimo essere facilmente dosabile. I marcatori disponibili sono numerosi: conta leucocitaria, Proteina C reattiva (PCR), Procalcitonina (PCT), endotossina, Citochine, recettore di IL-1, fattori del complemento, Endotelina-1, ICAM-1 e VCAM-1, fosofolipasi A2, PGE2, Lattoferrina, Neopterina, Elastasi. Tuttavia, nessuno di essi è specifico per la sepsi la cui diagnosi non può essere conclusa sulla base della sola presenza, ma deve essere valutata nel contesto del quadro clinico suggestivo di sepsi. È quindi indispensabile valutare l’appropriatezza della richiesta dei singoli marcatori in collaborazione con il clinico in modo tale da sfruttarne le loro potenzialità: diagnostiche, di monitoraggio terapeutico e di prognosi. In questo contesto ben si colloca il dosaggio della PCT come parametro utile allo scopo, sempre più documentato da un numero crescente di lavori scientifici.